Siamo noi, siamo noi. I campioni dell’Italia siamo noi. Già, ma noi chi?

Agabio Matteo: Fortunatissimo nel non aver mai trovato vento durante le partite, altrimenti la sua permanenza in campo sarebbe stata fortemente compromessa. Fisico esile, eufemisticamente esile, ma autore di quattro gol pesantissimi contro Roma, Suelli (doppietta) e Tevere.


Angius Luca: A 25 anni sembra aver trovato la consacrazione. Stagione al di sopra di ogni più rosea previsione, e le previsioni le ha fatte chi gli vuole bene. Otto gol stagionali, nessuno rubato ai suoi compagni: è lui l’attaccante di ruolo più prolifico dell’Amsicora quest’anno.

Asuni Lorenzo: Quando riceve palla tutti i suoi compagni sono tranquillissimi. Tranquilli perché tanto quella palla non la passerà più. Il rovescio più letale del campionato segna poco, ma corre tantissimo, pressa copre e fa ripartire. Qualcuno dice che è merito del ciuffo, qualcun altro riconosce i meriti delle scarpette con due lacci di due colori diversi. Resterà un mistero per tutti.

Buccoli Carlo: Pare ci sia lui e le sue bambole voodoo dietro gli infortuni che hanno colpito i giocatori dell’Amsicora, soprattutto nel girone di ritorno. Può essere, ma con lui la squadra non ha mai perso. Un valore aggiunto, una pedina fondamentale negli ingranaggi dei verdi. Inoltre parla di sé stesso in terza persona, il che fa sempre un certo effetto.

Cannas Mario: Un faro, un punto di riferimento per tutti. Dentro e fuori dal campo è il giocatore più carismatico dell’intera rosa. Parla poco, ma quel poco è sempre giusto. Chiedete a tutti all’interno dell’Amsicora: nessuno si ricorda una frase, un commento o una parola sbagliata. Una chioccia per tutti.

Carta Giaime: Emozionante come la sua intervista ricca di profonde riflessioni e un sonno arretrato non indifferente. Leggenda vuole che faccia dritto-rovescio nel tapis roulant a casa. Non è dato sapere se sia verità o no, ma vederlo giocare può far sorgere parecchi dubbi. Quest’anno si regala anche il primo gol in prima squadra, nel derby contro il Suelli. Be’ possiamo dire che è un fenomeno.

Carta Nicola: Pare che dopo la vittoria dell’ambito MVP non avesse più nulla da chiedere a questo campionato. Qualcuno gli ha però spiegato che c’era ancora uno scudetto da guadagnare, il primo per lui. Verrà ricordato per la frase pronunciata subito dopo essere stato cambiato nella sfida scudetto contro la Tevere: “In attacco sono tutti fermi”. Gli altri componenti della panchina si sono limitati a guardarlo mentre aggiungeva: “siamo compassati”. Perle ai porci.

Carta Roberto: è lui il leader maximo di una squadra che sapeva sempre cosa fare, ma non lo faceva per pigrizia. Dimostra di avere i nervi a posto nella partita contro la Tevere, nella quale aspetta ben 25 secondi prima di scagliarsi contro il povero arbitro per qualunque cosa accadesse in campo. Centra lo scudetto al primo anno da allenatore della squadra maschile, ma è troppo modesto per riconoscere i propri enormi meriti. Infatti, dopo il gol del vantaggio contro il Catania, si gira verso la panchina e, con molta modestia, afferma "sono troppo forte". Fenomeno vero.

Congiu Francesco: Un fenomeno. Ha giocato solo il girone di andata, e solo le partite casalinghe per problemi lavorativi, ma ha permesso a tutta la squadra di crescere semplicemente osservando i suoi allenamenti. Pare fosse fermo tre anni, ma non se n’è accorto nessuno. Timbra il cartellino nella vittoria contro la Roma, dove fa capire a tutti di essere tornato. Imprendibile durante tutto il girone che ha potuto giocare.

Kotrç Richard: Malgrado l’età, rimane lui il più atletico della squadra. Quando faceva partire le gambe non c’era verso di prenderlo, neanche in scooter. Si regala un finale di stagione da goleador con tre marcature, l’ultima delle quali vale il 3-3 insperato contro la Tevere all’ultima giornata. Quando chiunque, da lì, avrebbe chiuso gli occhi e tirato più forte possibile, lui controlla e con calma olimpica appoggia in porta. Grazie di tutto Richo.

Lai Federico: Qualcuno prima o poi dovrà contargli i polmoni. Corre dal primo al settantesimo con freschezza e tranquillità. Regala ai tifosi il dribbling del gambero, che consiste nel correre lateralmente e disegnare con la mazza dei cerchi attorno alla pallina. Chiunque lo marchi non sa bene cosa stia per succedere, e anche i compagni non è che abbiano grandi certezze. Si fa male prima del rush decisivo, ma torna giusto in tempo per la festa.

Lixi Luca: Arriva nel girone di ritorno con un compito facile e di poco conto: sostituire a centrocampo Congiu. Viene apprezzata la buona volontà e il sacrificio con cui fa la spola tra Nottingham e Cagliari per dare una mano alla squadra. Il sacrificio con cui fa la spola tra Nottingham e Catania viene apprezzato un po’ meno, ma sono cose che capitano. Regala imprecazioni in inglese durante la partita, dette ovviamente con la linguetta fuori, suo chiaro segno distintivo. Sceglie, estrosamente, di non farsi espellere l’ultima partita. Evidentemente ha imparato la lezione, e dopo il rosso rimediato l’anno prima, resta in campo e stoppa il corto decisivo.

Lugas Davide: È un miracolo che durante la stagione rimedi solo un taglio in fronte. Dove gli altri a mala pena mettono il bastone, lui mette la faccia, lanciandosi in avanti. Generosità ai limiti (e oltre) del masochismo per il pendolare della squadra. Autentico specialista dei gol di rapina, tatticamente fa un po’ quello che vuole. Ma lui può.

Manca Marcello: Se capisse che quest’anno valgono anche gli autogol sarebbe un fenomeno. Ci accontentiamo lo stesso. Forte tra i pali, fortissimo nelle uscite, imbattibile nella lettura dell’azione: quando un attaccante avversario pensa di essere solo in area, si vede palesare un omino con i cosciali a tre centimetri dalla faccia. Ogni tanto prende solo la pallina, spesso porta via un po’ tutto.

Magno Mattia: Il più giovane ad aver giocato una partita ufficiale quest’anno. Il ragazzo vede premiati i suoi sforzi e i suoi doppi allenamenti: prima con le giovanili, poi la sera in prima squadra. Inizialmente timido, si rivela successivamente per quello che è: un pazzo. Sovente parla di sé stesso come di un eroe leggendario utilizzando la terza persona. Lui rappresenta il futuro di questa Società. Siamo in una botte di ferro.

Mura Bruno: Siamo piuttosto certi che lui il girone di ritorno l’avrebbe giocato volentieri. La sua gamba però glielo impedisce. Due strappi in tre mesi per il giocatore più sfortunato in rosa. Il primo in amichevole lo ferma per tre mesi. Rientra contro il Suelli, poi contro il Valverde nuovo stop e campionato finito. Due strappi in due punti diversi dello stesso muscolo: lui va contro tutte le leggi della statistica.

Mureddu Fabio: Passerà alla storia come il Capitano dello scudetto. Un leader nato che trascina la squadra sia in campo che in discoteca. Elargisce consigli, indicazioni e detartrasi (che fanno sempre comodo). Visione di gioco, precisione e intelligenza tattica per il centrocampista, autore di tre gol quest’anno, compreso quello del momentaneo 2-2 nell’ultima di campionato. Nello stesso week-end conquista il triplete Scudetto – MVP – Fantacalcio. Emozioni forti

Murgia Gabriele: La pallina da hockey su prato pesa tra i 156 e i 164 grammi. Quando però l’arbitro ha già fischiato la fine e hai sulle spalle il destino di tutta la squadra, quella pallina può pesare molto molto di più. Al capocannoniere del campionato è successo due volte quest’anno: nel 4-3 contro il Cus Cagliari e nel 4-3 contro la Tevere. In entrambi i casi su corto, in entrambi i casi a tempo scaduto, in entrambi i casi facendo esplodere la gioia di compagni e tifosi scagliando quella pallina in porta. D’altronde non si diventa Big chiedendo in Comune.

Palla Fabio: Anche lui, come Congiu, torna dopo anni di inattività. Lui però non sottolinea mai che era sei anni fermo, anzi; l’ha detto giusto una volta en passant. Durante la pausa invernale, con Manca infortunato, difende i pali dell’Amsicora nella partite e durante gli allenamenti, ai quali manca poco e niente. Il Re del catering si dimostra indispensabile anche fuori dal campo, organizzando le pizzate. Ha la lungimiranza di tornare giusto giusto per vincere lo scudetto, non prima non dopo.

Perdoni Alexander: Se un terzino, avanzato a centrocampo, realizza dieci gol in campionato vuol dire che scarso non è. Il tedesco meno tedesco di Germania arriva in Italia fresco vincitore dell’euro league e se ne va fresco vincitore dello scudetto, il primo per lui in carriera. In tre mesi impara l’italiano, cosa non da poco, e gira più spiagge in un anno di quante molti sardi non visitino in una vita. Si integra alla perfezione e dopo dieci minuti in Italia divora una bistecca da 600gr e fa fuori due bicchieri di mirto.

Zilio Enrico: Torna giusto in tempo per la manita. Il terzino, alla diciannovesima stagione all’Amsicora conquista il quinto scudetto e lo fa giocando diciotto partite per 70 minuti. Purtroppo regala perle degne degli anziani nelle panchine quali: “quando tu giocherai tutte le partite che ho giocato io” e “ai miei tempi queste cose non succedevano”. In campo la diciannovesima stagione si fa sentire solo in termini di esperienza, ed è tutto grasso che cola.

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