MVP OF THE WEEK: MARCELLO MANCA

Si sa: il portiere è un ruolo infausto. Prevede quasi sempre più infamie che lodi, ogni minima sbavatura può costare carissima alla squadra e viene notata da chiunque, anche da chi di hockey non ci capisce niente (come il sottoscritto, a quanto pare). Per tutti questi motivi quando un MVP è assegnato all’estremo difensore significa che ha fatto cose importanti. Oppure che, avendo abituato i presenti a cose non esaltanti, ha fatto cose apprezzabili. È questo il caso di Marcello Manca, most valuable player nel derby AmsicoraSuelli.

Marcello Manca pare nasca il 30 Agosto 1984. Pare perché, come tutti i nati nelle zone più disaddatate dell’Africa, questa data potrebbe non essere fedele alla realtà. Non ci sentiamo infatti di escludere che possa essere nato anche prima, mentre le possibilità che sia nato dopo non vengono minimamente prese in considerazione. Si trasferisce a Cagliari e inizia a praticare hockey su prato. Sin da piccolo viene mandato in porta e non avanzerà più. come posizione in campo in altezza. Il casco nasconde l’unico suo cambiamento da tredici anni a questa parte.

È forse l’unico portiere nella storia degli sport che non fa questo ruolo per l’odio verso la corsa, ma per il semplice gusto dell’insulto verso la difesa, il centrocampo, l’attacco, gli arbitri, gli avversari, il pubblico, la flora e la fauna. Per lui ogni allenamento è come se fosse una partita: i falli, quelli cattivi e pericolosi, non li risparmia mai, che siano destinati a compagni o avversari. Proprio questo istinto lo porta a diventare imbattibile nelle uscite: non è così bravo nella lettura delle azioni, semplicemente sente l’odore del sangue. Lo stesso istinto che gli ha permesso di specializzarsi nella Kansas City, a tutt'oggi uno dei più grandi incubi degli attaccanti di mezza Italia (non è possibile spiegare in cosa consiste perché ci sono accertamenti giudiziari in corso e il reato ancora non è prescritto).

Sui corti è una garanzia: se è nello specchio è gol, garantito. A meno che la palla non lo colpisca o sia indirizzata all’incrocio, lui non si danna per prenderla. La pallina non emana calore e non ha tibie quindi lui neanche ci prova, visto che non ha nulla da guadagnarci. Se però è destinata al “sette” si carica e va a togliere anche le ragnatele. Perché gli piacciono solo le parate difficili, è fatto così. Questa sua caratteristica l’ha portato anche a compiere il gesto tecnico che gli ha portato il prestigioso MVP: la parata sul rigore del Suelli. Poco dopo, per coerenza e integrità morale, non ha parato il corto non particolarmente angolato, ma neanche abbastanza centrale da colpirlo, che è valso il pareggio trexentino.

Le sue qualità in porta e fuori l’hanno portato a diventare, giovanissimo, il portiere titolare dell’Amsicora, società con cui si è tolto diverse soddisfazioni: tre scudetti, convocazioni con le selezioni giovanili della Nazionale, la partecipazione alle qualificazioni ai Mondiali, un MVP, un quarto posto al Thamis Hockey Festival e svariati scudetti conquistati con le giovanili amsicorine. La sua bacheca comprende anche una Coppa Italia, ma quella l’ha vinta nella sua parentesi tra le fila del Bra, fuga che gli impedisce di annoverare anche il prestigioso titolo di campione in Serie A2.

Nella vita privata Marcello è un poliglotta. Parla infatti correttamente italiano, sardo, inglese e spagnolo, tutt'e quattro contemporaneamente.Grande appassionato di viaggidi sagre paesane, due passioni che spesso e volentieri unisce facendo viaggi con alto tasso di ignoranza verso sagre paesane ad alto tasso di ignoranza, tasso che lui stesso contribuisce ad elevare. Perché dove c’è ignoranza, c’è Onks. Bellappete.

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