MVP OF THE WEEK: FEDERICO LAI

Se si è terzini, balzare agli onori della cronaca è molto difficile. I difensori laterali fanno un lavoro perlopiù sporco, di corsa, fiato e resistenza. Questo accade solo se non si ha una tecnica eccelsa. Quando invece il terzino non ha nulla da invidiare tecnicamente agli attaccanti il tutto risulta molto più facile. Questo non è affatto il caso di Federico Lai, proprio per niente. Ma dopo la bellissima prestazione contro i lomellini solo uno che ha visto la partita avrebbe potuto negargli il riconoscimento. Siccome io non l’ho vista, lo premio quale most valuable player di ASD Paolo BonomiAmsicora.

Nasce il 10/05/1990 con il nome Federico, ma diventa Kikko dopo pochi anni di vita. Talmente poco conosciuto il suo nome di battesimo che a scuola c’era chi lo chiamava Enrico. Proprio l’ambiente scolastico è di fondamentale importanza per il diligente Lai. Sono stati otto anni intensi nei quali è diventato anche rappresentante d’Istituto della Ragionerie che ha frequentato. Curiosità vuole che la sua elezione coincide con il peggior momento della gloriosa staria della scuola. Lungi da noi insinuare che i due fatti siano collegati, però ai più maliziosi il dubbio può sorgere.

 Il suo passaggio all’hockey è graduale, tanto che inizialmente entra all’Amsicora per praticare atletica. Poi un po’ la vicinanza con il campo da gioco, un po’ la noia lo convincono a saltare la recinsione e iniziare con quello che tutt’ora è il suo sport. Sin dai primi momenti di si intuisce che l’hockey non ha fatto un grande affare, ma ormai era andata così e mandarlo via sembrava brutto. Debutta in Serie A 18enne e nella stessa stagione del debutto diventa titolare, conquistando quella fascia destra che non ha più lasciato, nonostante l’avvicendarsi di diversi allenatori. Chiaro segno del fatto che all’Amsicora c’è sempre stata poca voglia di correre, quindi uno come lui rappresentava una chimera.

Qualcuno ha anche provato a lanciarlo nell’hockey indoor, con risultati simpatici. Campo piccolo e gioco nello stretto hanno il solo risultato di innervosirlo. Nelle finali under21 gioca due partite e rimedia tre giornate di squalifica per improperi all’arbitro. Le proteste al direttore di gara in ogni caso rappresentavano la metà degli insulti che si è beccato dai compagni di squadra durante il torneo. Nonostante sia stato graziato e la squalifica revocata, il ragazzo ha smesso di frequentare palestre. L’intero mondo dell’hockey indoor ringrazia sentitamente.

Fino ai 18 anni è astemio (per chi lo conosce bene questa cosa fa già ridere di suo), poi scopre il liquore al mirto e i cocktail e tanti saluti alla lucidità. Si contano infatti sulle dita di una mano le volte in cui è tornato dalla discoteca in verticale, si dimezzano se contiamo quelle in cui è tornato sulle proprie gambe. Ma il ragazzo è conscio e non guida mai, sincerandosi sempre della presenza di Bob prima di dare il via al proprio personalissimo Oktober Fest.

Non gli piace la birra. L’unico sorso della sua vita l’ha bevuto subito dopo aver vinto il suo primo scudetto. Nonostante questo pesante handicap, è riuscito quasi a farsi accettare dal resto della squadra: tutt’altro che semplice.

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